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“Vorremmo ricordare ai nostri utenti che stiamo assistendo a condizioni di mercato senza precedenti e potremmo dover introdurre restrizioni a determinati titoli con un preavviso molto breve o senza preavviso. Nelle odierne condizioni di mercato altamente volatili, esortiamo i nostri utenti ad attenersi alle basi dell’investimento: diversificare, evitare la leva finanziaria e investire solo in mercati e strumenti con cui si ha familiarità.”

Questo il disclaimer riportato dalla maggior parte dei broker destinati agli utenti c.d. “retailqualora provassero ad acquistare o vendere azioni GameStop (NYSE:GME).

IL CASO GAMESTOP Gamestop, multinazionale texana leader nella vendita al dettaglio di videogiochi, consolle e apparecchiatura videoludiche è di recente finita nel mirino di grandi hedge funds (fondi speculativi), che hanno investito tanto e a lungo sulla discesa ormai inesorabile del titolo, operando in short-selling: tale scenario ha generato un vero e proprio scontro fra gli investitori retail, auto organizzatisi tramite la piattaforma “Reddit”, e i grandi colossi di Wall Street.

COS’E’ UN INVESTITORE RETAIL? Possiamo prendere in prestito la definizione fornita dalla CONSOB, che da tempo – anche al fine di riadattare le normative nazionali a quelle comunitarie (MIFID, MIFID II, IDD) – ha diviso anche nel nostro ordinamento l’investitore professionale da quello retail: “Sono investitori “retail” i risparmiatori – anche imprese, società o altri enti – che non sono qualificabili come clienti professionali. Si tratta, in sostanza, dei comuni risparmiatori che si rivolgono agli intermediari per effettuare i propri investimenti” (Consob – Glossario)

Nel nostro ordinamento l’ambito di operazioni finanziarie concesse agli investitori retail è molto più circoscritto rispetto a quello riservato a banche, SICAV, SICAF e Sgr che operano sui mercati azionari (Come il nostro MTA): un investitore retail, ad esempio, non può operare utilizzando derivati, futures particolarmente rischiosi o leve azionarie che superano di solito il rapporto 1:50.

LO “SHORT SELLING” Rappresenta l’attività posta in essere dagli short sellers, ovvero gli investitori che giocano al ribasso, facendosi prestare le azioni e vendendole, per ricomprarle successivamente quando il prezzo delle stesse è ormai calato. Il guadagno di questa categoria di investitori si basa sulla differenza tra prezzo di vendita e di successivo ri-acquisto. La figura del venditore allo scoperto, nient’affatto popolare, è giunta alla ribalta a seguito della tristemente nota crisi dei mutui Subprime, che nel 2008 ha finito per travolgere il mercato oltreoceano, piombando dritta a noi direttamente dagli Stati Uniti.

LA PIATTAFORMA “REDDIT” E I SUOI UTENTI, “REDDITERSNel caso di specie, la piattaforma “Reddit” è stata utilizzata dai “Redditers” come base operativa virtuale per mettere in atto un cosiddetto “pump” del titolo, ovvero per gonfiare il prezzo delle azioni. 

LO “SHORT-SQUEEZE” DEL 23 GENNAIO Il cataclisma avviene il 23 gennaio: questo punto di rottura si chiama “Short-Squeeze” ed è l’incubo di chiunque venda allo scoperto, un punto di non ritorno nello short selling. Il prezzo delle azioni GME sale troppo, oltre il 1000%, questo costringe gli short seller a fare qualcosa che non vorrebbero mai essere costretti a fare: comprare azioni Gamestop per bilanciare le perdite e ottenere un controvalore del portafoglio azionario che basti a fermare l’emorragia.

La Melvin Capital (principale hedge fund a vendere GME) perde oltre il 50%, per un totale di circa otto miliardi, in un solo mese.

La bolla è ai massimi storici, l’azione che si attestava sui 18$ nella prima decade di gennaio, adesso vale 325$ stando all’ultima chiusura dei mercati, ed è arrivata a toccare un picco di 469$.

Molti fondi, tra i quali la famosissima Citron di Andrew left, hanno già annunciato che come conseguenza (ritorsione) non pubblicheranno più i loro report sulle azioni da shortare.

Una vittoria in tutto e per tutto per i Redditers, a patto che riescano ad abbandonare in tempo la nave prima dell’affondo definitivo.

COSA SUCCEDE ADESSO? PROFILI GIURIDICI GameStop è una Società in declino, un astro degli anni ’10 destinato ad una lenta ed inesorabile deriva per tantissime ragioni.

Politiche aziendali inique, incapacità nello stare al passo con i tempi, inadeguatezza del board, sono tanti i motivi che l’hanno portata a chiudere tantissimi centri e a non conseguire utili da anni, chiudendo anzi ogni anno sociale con pesanti perdite milionarie.

Nel frattempo, tornando ai mercati, molti broker hanno deciso di impedire il proseguio delle contrattazioni speculative sul titolo, per evitare un rischio agli investitori retail.

Anche la SEC (U.S. Securities and Exchange Commission), la nostra Consob, ha rilasciato una nota in cui denuncia i rischi che lo scoppio di questa bolla potrebbe comportare per gli investitori retail, almeno di quelli che tuttora entrano con posizioni long su un titolo che è oltre il 2000%.

A seguito della popolarità del caso persino il Congresso degli Stati Uniti convoca le parti a comparire per un’interrogazione.

Ma cosa rischierebbero i Redditers in Italia? Nulla.

E per quanto possa sembrare assurdo, è proprio il loro status giuridico che contribuisce a renderli immuni da qualsivoglia conseguenza. Affinché si configuri aggiotaggio, infatti, occorre la diffusione di notizie false o eclatanti, volte a convincere operatori poco informati ad investire su un determinato titolo.

IL PARADOSSO GIURIDICO CHE TUTELA IL CARNEFICE Proprio grazie alle specifiche tutele per gli operatori deboli, gli stessi operatori trasformatisi in carnefici sono adesso intoccabili da un punto di vista giuridico.

I Redditers non diffondono notizie false o eclatanti, non convincono qualcuno a comprare il titolo per poterci guadagnare:  sanno e fanno sapere a tutti che le loro operazioni sono scellerate, ed è questo che non consente di configurare nessuna ipotesi di reato, nonostante la manipolazione del mercato sia non solo stata paventata, ma sia stata attuata in pieno.

Si parla molto di “rivincita dei più deboli”, di “schiaffo ai giganti del mercato azionario”, ma nessuno sa esattamente cosa spinge quei milioni di investitori a fare cartello. Ciò che è certo, in questo caso, è che non si può più parlare di investitore debole.

Avv. Stefano FRANCHI

con la collaborazione di
Paolo MARRA

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