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Anche il mondo dello sport è stato duramente colpito dalla diffusione del  covid-19 in tutto il pianeta. Le principali competizioni sportive hanno subito sospensioni, rinvii o annullamenti, che stanno mettendo a serio rischio la tenuta delle Federazioni e il futuro degli atleti coinvolti. Nel giro di poche settimane, infatti, sono stati posticipati di un anno i Giochi Olimpici di Tokio 2020 e i Campionati Europei di Calcio, mentre la totalità dei campionati in corso – calcio, basket, golf, Formula 1 – sono sospesi a data da destinarsi.

IN ARRIVO AIUTI ECONOMICI DAL DECRETO CURA ITALIA Il Governo – nel Decreto Legge n. 18/2020 (c.d. Cura Italia) ha previsto specifiche misure a favore del mondo dello sport al fine di ridurre l’enorme danno economico derivante dalla chiusura degli impianti e dei centri sportivi, che sta causando inevitabili ricadute sull’intera filiera produttiva.

Le principali misure a favore dello sport prevedono in sintesi:

1) la sospensione dei versamenti, delle ritenute, dei contributi e dei premi, tra gli altri, per associazioni e società sportive;

2) la sospensione del versamento dei canoni di locazione per società sportive, professionistiche e dilettantistiche, aventi domicilio fiscale, sede legale o sede operativa nel territorio dello Stato;

3) il riconoscimento di una indennità per i collaboratori sportivi.

Il D.L. introduce, inoltre, una misura ad hoc per coloro che collaborano presso federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, società e associazioni sportive dilettantistiche. In particolare, l’Art. 96 del D.L. prevede una indennità, per i soggetti con un rapporto di collaborazione.

Al fine di porre in essere tale misura, il D.L. stabilisce, inoltre, al comma 2 dell’art. 96, che le risorse siano incrementate di 50 milioni di euro per l’anno 2020. Sarà la Sport e Salute S.p.A. ad istruire le richieste di indennità secondo l’ordine cronologico di ricezione delle stesse, una volta valutata l’autocertificazione della preesistenza del rapporto di collaborazione e della mancata percezione di altro reddito da lavoro.

Tale disposizione si rivolge ai lavoratori impegnati nello sport dilettantistico, i quali, prima dell’emergenza in atto, percepivano compensi esentasse fino a 10.000 euro l’anno e che – non essendo iscritti all’assicurazione obbligatoria e alla gestione separata – avrebbero rischiato di rimanere “esclusi dall’erogazione della misura di aiuto accordata dal presente decreto soltanto in favore di autonomi, professionisti e collaboratori coordinati e continuativi” (ex art. 27 del D.L.18/20).

LA SERIE A E LA DECISIONE DELLA JUVENTUS Il calcio italiano è diviso in due fronti: qualche Club spinge per riprendere gli allenamenti, al fine di ricominciare l’attività entro i tempi ipotizzati (fra il 2 e il 16 maggio) e concludere il campionato entro l’estate, molti altri invece sono orientati a chiudere la stagione in anticipo.

In questo contesto, la Juventus – attualmente in testa alla classifica – dopo aver concesso a tre propri giocatori (Pjanic, Khedira e Higuain) di lasciare l’Italia per rientrare in patria, è stata la prima ad annunciare un taglio degli stipendi ai propri tesserati: corrisponderà poco più del 60% delle ultime quattro mensilità.

RICHIESTE DEL MONDO DEL CALCIO AL GOVERNO Il nodo principale riguarda proprio gli stipendi, che rappresentano la principale voce di spesa dei bilanci relativi ai club. FIGC e Leghe, oltre a richiedere al Governo un “fondo salva calcio”, premono per ottenere:

l’estensione della cassa integrazione ai calciatori della serie B e C con contratti sotto i 50 mila euro;

la proroga delle concessioni degli impianti con la sospensione dei canoni;

 – un ulteriore differimento delle scadenze fiscali e contributive;

 – la possibilità di farsi sponsorizzare da aziende di scommesse (esclusa nel Decreto Dignità di ottobre).

CHI VINCEREBBE LO SCUDETTO IN CASO DI MANCATA DISPUTA DELLE 38 GIORNATE IN CALENDARIO? Da quando esiste il campionato a girone unico, mai la Serie A è stata sospesa prima della conclusione del torneo. L’unico precedente risale a più di cento anni fa, quando il campionato del 1915 fu sospeso (e mai terminato) per l’entrata in guerra dell’Italia. La questione è di competenza della Federazione Italiana Giuoco Calcio che dovrà decidere sostanzialmente tra diversi scenari prospettati: l’annullamento del campionato e quindi la non assegnazione dello scudetto, l’attribuzione del titolo alla prima in classifica al momento della sospensione oppure, in una remota alternativa, la modifica del calendario attuale (magari predisponendo Play-Off e Play-Out).

Allo stato dei fatti, vi è un vuoto normativo: non esistono regole sia nella Lega Serie A che nello Statuto FIGC atte a designare il vincitore del Tricolore, le squadre qualificate alle coppe europee e le squadre retrocesse in Serie B, in caso di sospensione definitiva del Campionato.

Unico vincolo per la Federazione è l’obbligo di individuare e ufficializzare una classifica da consegnare alla UEFA per permettere ai club italiani, nella prossima stagione, di partecipare ai tornei continentali.

Avv. Stefano FRANCHI

con la collaborazione del
Dott. Alessio PRIMAVERA

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