Non si è trattato di “aiuto di Stato”: la recentissima Sentenza del Tribunale dell’Unione Europea ha stabilito che il denaro stanziato dal Fondo Interbancario (FITD) alla Banca Popolare di Bari per il salvataggio di Banca Tercas nel 2014 era legittimo, e l’Antitrust UE incorse in un errore all’epoca dei fatti.
SENTENZA DEL TRIBUNALE UE La citata Pronuncia del Tribunale UE, relativa a un pacchetto di cause riunite (T-98/16 Italia/Commissione Ue, T-196/16 BpB già Banca Tercas/Commissione Ue, e T-198/16 FITD/Commissione Ue), ha annullato la decisione della Commissione Europea, la quale “… non ha dimostrato che i fondi concessi a Tercas a titolo di sostegno del FITD fossero controllati dalle autorità pubbliche italiane…”. Il Tribunale pertanto, a distanza di cinque anni e in accoglimento del ricorso dell’Italia e della Banca Popolare di Bari, ha sconfessato la tesi secondo cui l’intervento in salvataggio della Banca poteva considerarsi “…in realtà imputabile allo Stato…”.
LE DECISIONI ASSUNTE NEL 2015 Con la bocciatura, avvenuta nell’anno 2015, del descritto intervento del FITD, la Commissione aveva bloccato di fatto quattro successive operazioni di salvataggio, in favore di Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche, CariChieti e Banca Etruria: non fu, infatti, ritenuto il FITD un consorzio di capitali privati, ma un semplice organo riconducibile a Bankitalia.
Al fine di garantire il salvataggio di dipendenti e correntisti lo Stato creò un Fondo di risoluzione da 3.6 miliardi – volto ad aggirare i vincoli europei – dando vita a cinque nuove Banche: 4 “good banks” e una “bad bank”, che assorbì tutti i crediti deteriorati degli Istituti commissariati.
SCENARI FUTURI La recente Pronuncia lascia aperte diverse strade. Anzitutto non è da escludere un appello degli organi europei “sconfessati”; d’altro canto la Banca Popolare di Bari e lo Stato Italiano potranno di certo far valere le loro pretese risarcitorie e le eventuali azioni di rivalsa, anche in considerazione delle conseguenze negative che si sono riversate sul sistema creditizio e bancario nazionale. In questa ottica anche CariFerrara, Banca Marche, CariChieti e Banca Etruria, potrebbero citare la Commissione Europea chiedendo un indennizzo per i risparmiatori danneggiati. Insomma, una vicenda tutt’altro che conclusa.
Avv. Stefano FRANCHI
con la collaborazione della
Dott.ssa Jessica MARCELLI